La vita in un armadio

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Poche cose ti costringono a metterti in discussione come il cambio di stagione; cerimonia laica e solenne, che segna il passare del tempo, l’avvicendarsi delle stagioni della vita e la tua immancabile inadeguatezza davanti a tutto questo.

Come tutte le cose fondamentali della vita capita all’improvviso – colpa della latitanza delle mezze stagioni – e ti frega. Tu volevi solo prendere un maglione perché tornando a casa in motorino avevi sentito freddo, e nel giro di sette minuti ti ritrovi al centro di una trincea.
Intorno a te i cadaveri spogli dei vestiti estivi: quelli che avevi comprato sognando brezze marine e aperitivi in spiaggia e che ora di fissano sgualciti e ridicoli nei loro colori inopportuni. Subito dietro un blocco che da sei anni percorre solo il metro e mezzo tra il ripiano alto e quello basso del tuo armadio. Sono le cose che non vuoi buttare perché con cinque chili in meno potresti tornare a indossare, bugia ipocrita che ogni sei mesi torni a ripeterti con effetti crudeli sull’autostima. Ma quello che fa più male è riesumare Il pantalone in eco pelle, quello di raso alla turca color champagne, oppure il vestito di taftà cangiante.
Quelli non sono vestiti vecchi: è la tua vecchia vita che ti rinfaccia che quello non è più il tuo genere. E allora devi scegliere con onestà e senza ripensamenti.
Sono momenti di grande fragilità emotiva e un bambino che scelga proprio in quell’istante di colpire la pila di indumenti piegati con una pallonata non aiuta.
Che poi a farti capire che la tua vita non è poi da buttare restano i tuoi pantaloni neri, sei paia almeno, perché si fa presto a dire pantalone nero: c’è quello da tutti i giorni, quello da tacco, quello largo, quello che sta bene con le cose larghe, quello che sta bene con le cose corte, quello da scarpa da ginnastica. No, non è ossessione, si chiama stile, ed è di grande conforto sapere che puoi contarci.
Mentre pieghi, appendi e sogni una cabina armadio full optionals, chiedendoti come mai gli armadi ikea siano bellissimi solo sul catalogo, sgrani come un rosario le buone intenzioni per l’avvenire. Tipo che a fine giornata non appallottolerai mai piú i maglioni sul fondo, che non spenderai mai più di ottanta euro per una camicia e che indosserai solo autoreggenti per l’intera stagione.
Poi, all’improvviso, le stampelle si allineano e ti ritrovi a pensare che in fondo con un maglione nero potresti anche rimetterti i pantaloni di raso. Ed è in quel momento che rientra tuo marito, il padre dei tuo figli, l’uomo che sa toccare il tuo cuore e ti dice: “Ma ancora non hai finito?”.
La differenza fondamentale tra un uomo e una donna è che gli uomini non fanno il cambio di stagione. Ma rispetto ad altre differenze tra il genere maschile e quello femminile, non c’è mutamento culturale che possa colmare tale distanza.

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